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letta bersani
(AP Photo/Andrew Medichini)

Luca

Foto | Il Post

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Scordano sempre una parola di condanna

C’è un silenzio assordante in questi giorni sulle gravissime minacce ricevuto dal senatore del PD Stefano Esposito e dal giornalista del La Stampa Massimo Numa.
Al primo ieri sono state fatte trovare tre molotov davanti alla porta di casa, al secondo sono stati recapitati dei filmati in cui è testimoniato il pedinamento fatto a lui e alla sua famiglia.

Esposito è un politico molto attivo nel fronte favorevole alla realizzazione della TAV, Numa è un giornalista che ha raccontato in questi anni il movimento NO TAV.

Ieri Matteo Renzi e perfino Bersani dall’ospedale hanno chiamato Esposito per dimostrargli la loro solidarietà.
Non ho sentito nemmeno una parola da Civati e da altri politici più vicini alle istanze del movimento No Tav.
Ed è un peccato.

Marco Imarisio oggi sul Corriere ha scritto un commento sulla vicenda, che si conclude così.

Queste cose accadono a Torino. Non da ieri. Massimo è il cronista che segue le vicende dei No Tav per La Stampa. Stefano è il primo esponente della sinistra ad aver denunciato una deriva di quel movimento oggi sotto gli occhi di tutti. Torino è la capitale degli scettici sulla Tav. Di quelli che sostengono l’inutilità dell’opera con un fervore da crociata. Tutto legittimo. Diciamolo, essere No Tav fa anche molto figo. Il magistrato pasionario in pensione, il sociologo resistente, il meteorologo da talk show, si fanno sentire. Sui giornali, in televisione, nei salotti cittadini. Li sanno a memoria, dati, studi naturalmente di parte, e scordano sempre una parola di condanna. Per le violenze, per un minaccioso restringimento della libertà personale diventato l’unica strategia di un movimento ormai in mano a gente incapace di separare le pulsioni peggiori dalla protesta. Il fervore rende distratti. Torino è sempre stata fiera della sua tradizione antifascista. Quello che stanno subendo Massimo e Stefano si chiama fascismo.

Luca

Foto | Foto Marco Alpozzi – LaPresse

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Luca

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Lo stucchevole marketing politico

Suzukimaruti (Enrico Sola), uno molto bravo, che conosce bene il mondo della comunicazione, è diventato un renziano di ferro.
Enrico dovrebbe sapere che giocare con i social in questo modo può, in breve tempo, diventare controproducente.

Perché se non andarono bene i 300 spartani per Bersani, non va bene nemmeno il caramello per Renzi.

E non sono solo io a notarlo.

Luca

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Le primarie sanciranno lo scisma del PD?

Marco Damilano ha scritto un post che vi consiglio di leggere.
Perché la scelta di Prodi di non votare alle primarie del PD non può non far riflettere noi e soprattutto dovrebbe far riflettere chi si candida a guidare il partito.

Non di giorni, ma di anni di menzogne e di tradimenti è fatta la storia del centrosinistra. L’ultimo no di Prodi, la decisione di non votare alle primarie, che tutti si sono affrettati a «guardare con rispetto», chiude definitivamente questa sfortunata storia del Pd. E anticipa quella che potrebbe essere la scelta di tanti: lo scisma silenzioso, come si intitolava un libro del filosofo Pietro Prini, quello tra il popolo e il vertice, il riflusso nel non voto dei tanti delusi da questa classe dirigente. Sbaglia Matteo Renzi se sottovaluta questo stato d’animo: il suo problema non è convincere Prodi a superare l’amarezza, ma i tanti altri che non si ritrovano in questa campagna congressuale, compresa la sua. C’è un salto enorme tra il Renzi dirompente e all’attacco visto l’altra sera da Santoro e alcuni renzini locali, in difficoltà quando devono spiegare chi sono e cosa vogliono, quando c’è da fare politica e non auto-intrattenimento.

Eppure il rischio è mortale, perché senza il coinvolgimento di quella massa critica, il popolo delle primarie, finiranno per vincere i protagonisti del disastroso ventennio appena passato, gli stessi che hanno condotto il centrosinistra nella notte più buia, nascosti alle spalle dei loro ex colonnelli o eredi. Una vittoria sulle macerie: scarsa partecipazione alle primarie, un nuovo segretario già logorato in partenza, un partito diviso tra i micronotabili locali di cui parla Mauro Calise in “Fuorigioco”. Vedi la sezione di Pietraperzia in provincia di Enna, dove domina l’ex ds Mirellino Crisafulli: 151 votanti, 149 voti per Cuperlo. Chi invece ha interesse a chiudere quella pagina, si chiami Renzi o Civati, ha il dovere di combattere nelle prossime settimane. E forse allora si capirà il significato del gesto di Prodi.

Luca