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E fatemi essere saputello fino in fondo

Ormai mi sono accanito contro il pressapochismo scientifico dei nostri media, quindi queste tre cose fatemele dire:

  1. La scala Mercalli è una scala qualitativa. Non ci dice quanto è stato forte il terremoto, ma quali e quanti danni ha fatto. C’è il terremoto, si vede cosa è successo e gli assegniamo un grado della scala. Nessuno o quasi la usa più, tranne che in Italia.
  2. La scala Richter è una scala quantitativa che misura l’energia sprigionata dal terremoto. Ci dice quanto è stato forte e non ha un corrispettivo con la scala Mercalli. Lo stesso terremoto può fare più o meno danni a seconda di dove si manifesta ed avere quindi un diverso grado della scala Mercalli.
  3. La scala Richter è una scala logaritmica in base 10. Ogni grado della scala equivale a moltiplicare per un fattore 10 il valore precedente. Un terremoto del 6° grado sarà quindi 100 volte più “forte” di uno del 4° grado. Le scosse che ci sono state ieri non sono state quindi un po’ meno forti di quella di domenica notte, ma 8-9 volte di meno. Andatelo a spiegare a certi giornalisti.

Luca

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Ma cosa volete prevedere?

Non ha ancora smesso di tremare la terra, i morti devono ancora essere estratti dalle macerie e già i complottisti e dietrologi di cui il nostro paese è pieno iniziano a dire che il terremoto si poteva prevedere e che loro l’avevano detto.

I terremoti non si possono prevedere.
Sappiamo in quali aree è più facile che avvengano.
E l’Italia è praticamente tutta a rischio essendo al centro di movimenti tettonici che la comprimono tra Africa ed Europa e che la fanno ruotare verso la jugoslavia.
Anche se una scossa importante poteva essere preventivata nel nostro appennino centro-meridionale, voi che avreste fatto?
Avreste evacuato intere regioni?

Ci sarebbe un modo per sconfiggere i terremoti e sarebbe quello di costruire le case con norme antisismiche.
Perché il terremoto è stato forte, ma non avrebbe dovuto causare questi danni.

E’ questo quello che succede quando si costruisce in modo scriteriato.
Ecco perché c’è chi aveva osato dire che il piano casa del governo era una cretinata pericolosa.
Ma ovviamente siamo sempre i soliti sfigati antiberlusconiani.

Luca

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Alla faccia di Al Gore

valgardena

Mentre il mondo si sta preparando alla catastrofe dovuta al cambiamento climatico, sulle alpi italiane non la vuol proprio smettere di nevicare.

Luca

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Questo falso amore per gli animali

Sto per scrivere una cosa che a molti sembrerà barbara, ma per una volta fatemi parlare di qualcosa che conosco un po’ di più.
Bestie.
Cani, per la precisione.
Che sono animali, per chi se lo fosse dimenticato.
Non sono né bambini, né gadget da portare nella borsetta.
Sono una cosa diversa.
Esseri da rispettare, ma da trattare come animali.

Lo spiegava in questi giorni Danilo Mainardi, il padre di tutti gli etologi italiani.
Quei cani che non sono stati “imprintati” dall’uomo, quelli cioè nati nel branco, non sono più cani come li conosciamo noi.
Non sono nemmeno lupi, come qualcuno stupidamente dice.
Sono dei “mostri” che non riconoscono l’uomo come “padrone”, ma che non lo temono nemmeno, perché ci vivono accanto.

Questi cani randagi, di seconda o terza generazione, non sono recuperabili.
Vanno abbattuti.

Sui randagi di prima generazione, quelli cioè direttamente abbandonati da uomini scellerati, si può intervenire.
Decidete voi se è più etico tenerli chiusi in un canile merdoso o se accompagnarli alla morte con una iniezione.

Prima di decidere, consideriamo che in Italia ci sono 600.000 cani randagi, di cui soltanto 100.000 nei canili.
Questo significa che ci sono in giro per il nostro paese mezzo milione di cani randagi.

Non abbiamo i soldi per dare una vita dignitosa a poco più di 20.000 carcerati.
Possiamo farcela con i cani?

Lo so che ci sono tante persone che dicono che i cani sono meglio degli uomini, ma permettetemi di dissentire.
L’amore per la natura è tutta un’altra cosa.
Controlliamo le popolazioni della fauna selvatica, possiamo a maggior ragione controllare i cani randagi.
E quando dico controllare, intendo “abbattere”.
I professionisti che lavorano nel campo della gestione faunistica sono tutte persone amanti della natura e degli animali, ma che sanno che è necessario scendere a compromessi se vogliamo controllare un ambito naturale ormai totalmente antropizzato.
Se abbattiamo caprioli, cinghiali e daini possiamo a maggior ragione abbattere i cani randagi senza per questo doverci considerare nemici degli animali.

Di sicuro una cronaca del genere, in un paese civile, non dovremmo più leggerla:

Una domenica di festa e di allegria, che è diventata una tragedia senza fine; l’immagine di quella maglietta del Milan poggiata sul manubrio della mountain bike di Peppe, nessuno è riuscita a cancellarla dagli occhi.
“Sento freddo, mi aiuti”.
Sono state le ultime parole che Giuseppe riverso a terra, poco distante dalla sua bici, ha detto al carabiniere che provava a soccorrerlo mentre quattro cani che lo avevano azzannato, attaccavano il militare che gli metteva addosso la sua giacca a vento.

Peppe aveva 9 anni e stava facendo un giro in bici.

Luca

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Sir Charles Darwin

Mi propongo di dare qui un breve compendio del progresso delle idee sull’origine delle specie. Fino a poco tempo fa, la grande maggioranza dei naturalisti credeva che le specie fossero immutabili e che fossero state create l’una indipendentemente dall’altra. Numerosi autori hanno abilmente sostenuto questo punto di vista. Alcuni naturalisti, invece, erano convinti che le specie subissero modificazioni, e che le attuali forme di vita discendessero per generazione regolare da forme preesistenti.

(Charles Darwin, L’origine delle specie, traduzione di Luciana Fratini, Boringhieri, Torino, 1967)

Ho studiato Scienze Naturali all’università.
Non mi è mai fregato niente dei titoli.
A distanza di 10 anni devo ancora ritirare il diploma di laurea dalla segreteria.
L’idea di essere un “naturalista” come Charles Darwin, però è una cosa che mi inorgoglisce.

Duecento anni fa nasceva il più grande naturalista (insieme a Linneo) della storia.
La sua teoria dell’evoluzione, elaborata 100 anni prima della descrizione del DNA e in anni in cui la genetica era appena agli albori, è probabilmente una delle opere più importanti fatte da un uomo nel campo delle scienze della vita.

Darwin è un faro per chiunque si affacci a studiare la natura.
Poi verrà il darwinismo, il neo-darwinismo, e tutti gli integralismi favorevoli o contrari.

Ma in queste cose, Darwin non ha niente a che vedere.

Luca