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Mi fido di te?

Ho paura degli aerei.
Mi è capitato di prenderli, certo, non ho una fobia vera e propria, ma è il posto nel quale mi sono trovato più a disagio in vita mia.

Ho un leggero disagio anche in treno, o in autobus, per non parlare di quando vado in macchina e guida una persona che non conosco più che bene.

Ci ho pensato spesso e credo che la mia difficoltà sia quella di affidare il mio destino ad un’altra persona.
Che sia un macchinista, un autista od un amico che guida la macchina.

Eppure tutti noi ogni giorno affidiamo la nostra vita ad altri.
O affidiamo la vita dei nostri cari.
Ogni volta che i nostri figli salgono su uno scuolabus o varcano la porta di una scuola, in quel momento noi passiamo ad altri la custodia delle cose che abbiamo più care al mondo.
È una sorta di patto sociale, che non possiamo che sottoscrivere.
Ci siamo costretti.

Per questo rimaniamo così sconvolti quando scopriamo che una persona ha violato questo patto.
Succede quando veniamo a sapere di una maestra che maltratta un bambino a scuola, o di un autista che guida ubriaco.
O, magari, di un depresso che decide di schiantarsi con un aereo di linea contro una montagna.

Tu, pilota di aereo, hai sottoscritto con noi un patto.
Ti abbiamo affidato le nostre vite o, magari, quelle dei nostri figli in gita scolastica.
Quello che hai fatto è imperdonabile.
Perché se il patto sociale di mutua assistenza che abbiamo sottoscritto insieme, si rompe, allora crolla tutto.

Caro pilota depresso, l’altro giorno non hai soltanto ucciso 149 persone e distrutto la vita di decine di famiglie.
Tu l’altro giorno hai rotto un patto inviolabile.
E noi abbiamo bisogno di sapere che quel patto è saldo.

Ogni volta che quel patto si rompe, si stacca un pezzettino dell’amalgama che tiene insieme la nostra società.
E noi, di quell’amalgama, ne abbiamo bisogno.
Per poter continuare a credere che sia possibile convivere insieme.

Luca

Immagine | Time (Imago/Zumapress)

4 risposte su “Mi fido di te?”

Segnalo un interesssante articolo trovato sul Post sui problemi del pilota, in cui si pone l’accento su come troppo spesso si cataloga come depressione quello che in realta’ non lo e’

“Dobbiamo mettere da parte questo modello dello stress emotivo utilizzato in modo improprio e capire che i problemi psicologici di un individuo si formano in sistemi sociali, e non solo nella loro mente.”

Lubitz e la depressione, andiamoci piano
http://www.ilpost.it/2015/03/30/andreas-lubitz-depressione/

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