L’orrore che lo Stato Islamico sta perpetrando in Medio Oriente ci spaventa.
Credo sia normale.
Credo anche che non sia, purtroppo, una novità.
Uomini e donne vengono barbaramente uccisi nel mondo, ogni santo giorno, da millenni.
Solo che non li vediamo.
L’ISIS ha capito che il vero modo per terrorizzarci è quello di mostrarci l’orrore.
E noi, come un qualunque automobilista che si trovi a passare sul luogo di un incidente, rallentiamo e ci fermiamo a guardare.
Anche se sappiamo che non serve a niente, che il nostro modo di fare non potrà che peggiorare la situazione.
Ma è un riflesso automatico.
Sono mesi che telegiornali e giornali ci mostrano immagini tremende di persone giustiziate nei modi più creativi.
Sgozzate, decapitate, impiccate.
Poi si è deciso di giocare un po’ più sullo spettacolo e, come in un circo, abbiamo anche visto il prigioniero bruciato vivo (era Muath al-Kasasbeh, 26 anni, siriano, quello nella foto sopra).
Con tanto di miccia che parte da lontano, perché è importante creare la giusta tensione nel telespettatore.
Negli ultimi giorni giornali e telegiornali ci stanno facendo credere che l’ISIS sia ormai alle porte di Roma.
Una roba che a Latina probabilmente si aspettano da un momento all’altro di vedere arrivare le truppe cammellate sfilare per le strade in direzione della capitale.
E mi stupisce la leggerezza con cui gli organi di informazione diano questa notizia come se fosse ormai un evento che dobbiamo soltanto aspettare che accada veramente.
E le donne, gli uomini ed i bambini si spaventano.
Si chiama terrorismo.
Ed è quello che l’ISIS vuole.
Non c’è un modo per fermare l’integralismo ed il terrorismo.
È inutile menarsela.
Possiamo ucciderli, ma quelli che restano saranno ancora più arrabbiati.
Possiamo ignorarli, e loro proveranno ad attaccarci.
Possiamo tentare di limitarli, isolandoli.
Ed è quello che i governi del mondo libero e le loro intelligence stanno tentando di fare.
C’è però un modo per provare a non farci condizionare nella vita di tutti i giorni.
Ed è l’esatto opposto di quello che stiamo facendo.
Il più grosso dispetto che possiamo fare all’ISIS è quello di ignorare la sua propaganda jihadista.
Luca
Una risposta su “Quando noi stessi diventiamo un mezzo della propaganda jihadista”
Credo che i cristiani di Mosul non siano del tutto d’accordo con te…..