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JP Gibson, Totti, Bonucci e il modo di intendere lo sport negli USA

Un tweet di Marco Imarisio mi ha fatto pensare a come in Italia trattiamo con sufficienza lo sport americano.
Roba da Hollywood, tutta scena, solo spettacolo, tutto fisico e niente tecnica.

Poi leggi della storia di JP Gibson, un bambino di cinque anni, a cui due anni fa hanno diagnosticato una leucemia, che è stato messo sotto contratto per un giorno dagli Utah Jazz e lo hanno fatto giocare in una partita di pre-season.

E ripensi alle polemiche di Juve-Roma, e a tutte le belle teste che hanno voluto dire la loro in questi giorni, e ti chiedi se siamo noi ad aver capito cosa sia lo sport, o se forse gli americani non lo abbiano capito molto meglio di noi.

La mamma di JP Gibson durante la conferenza stampa per la presentazione del nuovo acquisto dei Jazz ha raccontato:

JP ama tutti gli sport, ma il basket è decisamente il suo preferito. Quando aveva poco più di un anno, stava seduto con mio marito Josh a guardare le partite. Iniziò a chiedere di tirare a canestro per un’ora ogni sera prima di andare a letto quando aveva soltanto 15 mesi. Sa che deve aspettare di avere sei anni prima di poter entrare nelle giovanili dei Jazz e ci ricorda di continuo che non può aspettare fino a 6 anni.

Se JP dovesse guarire, io credo che un po’ di merito lo avranno avuto anche quei giganti alti due metri che gli hanno regolato un minuto di gioia. Che è anche la dimostrazione di un diverso modo di intendere lo sport.
Altro che Totti e Bonucci.

Luca