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Promettere a qualcuno di stare in un posto di lavoro per 35 anni è una bugia

Ivan Scalfarotto, parlamentare del PD, è stato direttore del personale di alcune grandi banche.
Ieri, in direzione, ha fatto un intervento bellissimo che spiega, sulla base della sua esperienza lavorativa, perché sia necessaria una riforma del lavoro.
E perché sia disonesto promettere alle persone di poter mantenere lo stesso posto di lavoro per tutta la vita.

Se avete sette minuti di tempo, vi consiglio di ascoltarlo.

Luca

12 risposte su “Promettere a qualcuno di stare in un posto di lavoro per 35 anni è una bugia”

Mi sembra un pezzo da manuale di come fare propaganda.

Chi dice che non è necessaria (una) riforma del lavoro ?

Problema: quale riforma e per riformare cosa ? La risposta non è indifferente.

Chi promette di mantenere il posto per 35 anni ?

Si è mai posto il problema di chi viene licenziato a 50 anni ?

Il trucchetto di parlare sempre d’altro e di più edificante, come della tutela delle donne lavoratrici precarie, per evitare le domande scomode alla lunga stanca.

Le leggi le fa la politica, quelle giuste e quelle sbagliate, voi renzisti pensate che siccome non c’eravate prima vi sia tutto permesso, anche crearvi dei nemici interni, ma il compito della politica è prendersi delle responsabilità anche per il passato nel bene e nel male.

E anche dire la verità tutta non solo quella che vi fa comodo.

E anche studiare e non pensare che la propria esperienza, per quanto significativa, possa comprendere la realta intera.

Lei, davvero, non fa sconti a nessuno.

Io non faccio nessuna legge, non sono in parlamento, non sono iscritto al PD e non sono renzista. Ho delle mie opinioni e non capisco perché la infastidiscano così tanto.

VERO, La riforma del diritto del lavoro è imperativa ma l’abolizione dell’art. 18 con la scusa dell’inutilità è da ignoranti o da disonesti
Io continuo a considerare il licenziamento di una persona solo perchè iscritta al sindacato e cerca di fare proselitismo o perchè è antipatica al capo un atto criminale !
(ho assistito direttamente a tali fatti!)

Nessun fastidio, è un blog dove si discute no ?
Pensavo di trovare un pensiero originale da un post sui grillini e l’effetto dunning Kruger, ma trovo solo varianti della Tina there is no alternatives.
Tradotto in italiano o mangi questa minestra ….

Peccato perché io penso che la prosperità delle nazioni sia il frutto di più diritti non meno di un bilanciamento dei poteri e non dell’arbitrio di una parte.

Qmc se lo desidera tolgo il disturbo

io onestamente non capisco il senso di una norma che obblighi al reintegro in una ditta che, per motivi giusti o sbagliati, non ti vuole più.
nei fatti l’imprenditore ha tutti gli strumenti per “costringerti” a licenziarti, ad esempio rendendoti la vita impossibile. quindi di fatto l’art.18 ha senso solo nelle grandi ditte, dove puoi “nasconderti dentro” ed ammesso che al capo-reparto non venga promesso un bel premio se riesce a cacciarti, mentre in tutte le altre un congruo indennizzo è l’unica soluzione praticabile,
poi non so, io ho sempre lavorato in piccole ditte di max 50 dipendenti, le realtà “sindacalizzate” non le conosco: ma ho come l’impressione che da dieci anni almeno il sindacato difenda una forte minoranza dei lavoratori, oltre, ovviamente, alla grande maggioranza dei pensionati: gente insomma che merita di essere ascoltata ma anche, qualche volta magari, di non essere considerata come unica parte da accontentare.
no perchè siam buoni tutti a parlare di estendere le tutele, ma dove prendiamo i soldi? la coperta è corta, e far finta che non lo sia significa difendere lo status quo, che va anche bene eh, purchè non lo si faccia con la bandiera di “abolire il precariato” ma dicendo chiaramente che si vuole difendere un privilegio che la maggior parte dei lavoratori non ha.

Il reintegro è un deterrente non è obbligatorio, tranne nei casi di licenziamento discriminatorio ed e’ stabilito dal giudice, succede lo stesso in Germania, volete copiare paro paro la legge tedesca ?
È ovvio che quando si licenzia senza giusta causa il rapporto di fiducia è interrotto, ma la’eventuale reintegro da’ potere contrattuale al lavoratore ingiustamente licenziato.
Con il semplice risarcimento senza dover fornire un motivo valido, il lavoratore è sempre sotto ricatto. Se va bene lavorerà in armonia se va male dovrà fare straordinari in nero o addirittura non pagati ed essere sempre a disposizione, famiglia si famiglia no.

Se lavori bene e l’azienda non ha problemi economici, non si capisce perché ti debba sostituire, visto che deve spendere per mandarti via, per formare un’altra persona, etc… Se subisci una discriminazione, allora certo che puoi ricorrere al Tribunale, non c’entra niente l’Articolo 18. In ogni caso, è evidente che togliere l’Articolo 18 tolga alcuni “diritti” ai lavoratori, ma i tempi sono cambiati, sarebbe bene aprire gli occhi.
@Savi, è il benvenuto, purché non si stupisca del fatto che le mie idee siano diverse dalle sue
@attikus: la discriminazione è ovviamente parte del discorso fatto da Scalfarotto che ricorda proprio come nessuno in Italia ne parli e tanto meno ricorra in tribunale.
@Diego Guidi: perfettamente d’accordo. Del resto, i più assidui difensori dell’Articolo 18 sono i sindacati ed i dipendenti pubblici (a cui l’articolo 18 nemmeno si applica.

io onestamente questo fantomatico potere contrattuale del dipendente non l’ho mai visto. come detto, lavorando in ditte medio/piccole, sei sempre sul “chi vive” e non è certo l’art.18 a darti sicurezza e/o garanzie.
vero anche, onestamente, che il discorso di @lucacicca sull’impresa che investe nei dipendenti vale per certi tipi di lavoro e meno per altri. nel senso che se sei un manovale semplici e cominci a “piantar grane” tipo richiedere equipaggiamento di sicurezza adeguato, magari il titolare potrebbe pensare anche di cacciarti.
anche qui però, non vedo l’interesse che avrei, da dipendente, a rimanere sul posto di lavoro, a fronte ovviamente di un adeguato indennizzo.

Ma come si fa a qualificare il piantare grane come la richiesta di un equipaggiamento di sicurezza adeguato!!!!
Vabbe’ era ironico, ma la logica ?
Se non ho la possibilità di contestare davanti ad un giudice (o anche un arbitrato) un licenziamento illegittimo mi sapete dire come posso difendermi dall’arbitrio del datore. C’è la fila di persone disposte a tutto per lavorare anche fare straordinari non pagati o “fuori busta”.
Mica tutti sono tecnici specializzati dotati di potere contrattuale proprio.

E poi il ragionamento che non c’e’ alternativa mi ricorda molto il non compianto tremonti.

Tremonti: «Certi diritti dei lavoratori non possiamo più permetterceli…» Se si vogliono «diritti perfetti nella fabbrica ideale» si rischia «di avere diritti perfetti ma di perdere la fabbrica che va da un’altra parte». «E’ l’Europa che deve adeguarsi al mondo».

@luca, ne fastidio ne stupore, quello che le contesto è l’affermazione continua del concetto per cui in assenza di alternative ci si debba rassegnare ad un arretramento nei valori, che siano diritti dei lavoratori o rassegnarsi alla guerra, come se fosse una soluzione definitiva.

È molto comodo perché così si smette di cercare le alternative possibili e ci si rassegna ad un po’ di ingiustizia come prezzo inevitabile per la nostra tranquillità.

L’effetto è quello della poesia di Brecht:

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari. E fui contento perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei. E stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.

@Diego Guidi – ma se hai la possibilità di andare davanti ad un giudice (o anche un arbitrato) con la possibilità del reintegro puoi ottenere un risarcimento adeguato, ed è così che avviene per la maggior parte dei casi, dove la tutela dell’art. 18 rimane.

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