Il Post ha tradotto un articolo del Washington Post scritto da Aki Peritz, un ex analista della CIA che durante la guerra in Iraq aveva l’incarico di trovare e visionare tutti i filmati e le foto diffuse su internet da al Qaida.
Aki Peritz commenta la recente diffusione su internet di materiale che mostra esecuzioni, decapitazioni e mutilazioni compiute dall’ISIS in Iraq.
C’è una particolare strategia, dietro la diffusione di questi materiali, ed è legata alla propaganda jihadista che tenta di reclutare nuovi fedeli da mandare in battaglia.
Al Zarqawi ha fatto scuola (ricordate la decapitazioen di Berg in Iraq? Io si, purtroppo) e oggi l’ISIS prova ad imboccare la stessa strada. È tutto molto orrendo e mi fa personalmente dubitare nel futuro dei paesi arabi.
C’è però una buona notizia, forse.
La passione dell’ISIS per gesti così macabri dimostra come i suoi leader governerebbero l’autoproclamato “califfato” che attraversa Iraq e Siria. Ma la loro sete di sangue è anche la loro crisi; dopo tutto, nessun’altra organizzazione o tribù sunnita condivide questo livello di fanatismo. È difficile immaginare che una situazione di equilibrio e stabilità politica possa tollerare questo genere di azioni. I sunniti alla fine si rivolteranno contro l’ISIS, come hanno già fatto in passato. Quando accadrà, però, aspettatevi ancora più bagni di sangue – e quindi ancora più video rivoltanti.
Insomma, ci vorranno altre esecuzioni, altre decapitazioni, altro sangue e altra cattiveria, per riuscire a superare questo momento.
E dopo?
E dopo nessuno lo sa. La ruota prima o poi smetterà di girare.
Prima o poi.
Luca