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Che ci frega a noi della sentenza della Corte Costituzionale?

Ce ne dovrebbe fregare.
Soprattutto a chi vorrebbe veder fare un passetto in avanti a questo paese.

Lo spiega bene Christian Rocca.

La decisione della Corte Costituzionale di rottamare la legge elettorale e di tornare, di fatto, al proporzionale puro della prima Repubblica è una catastrofe. Una catastrofe. Altro che i declassamenti delle agenzie di rating. Se il Parlamento non cambierà subito il metodo di elezione di deputati e senatori l’Italia diventerà ingovernabile (sì, molto più di adesso). Ma è difficile, anzi improbabile, una modifica. Il proporzionale dell’ingovernabilità conviene a moltissimi: a Grillo, ad Alfano, a Berlusconi, a Casini, a Vendola e al governo Letta. Conviene a chi sa che non potrà vincere le elezioni, ai conservatori di destra e di sinistra, ai tiratori a campare. Avevamo una sola speranza per provare a salvare l’Italia: la leva del voto anticipato in mano a Renzi per costringere nelle prossime settimane il governo a fare subito le riforme. Era una congiunzione astrale irripetibile: o le riforme o il voto anticipato (e probabile governo Renzi). Era un win-win per l’Italia.
Ora Renzi non c’è l’ha più quella leva: l’unico che non può andare al voto con il proporzionale è proprio lui, perché non potrà più vincere (non potrà vincere nessuno) e il suo impatto innovativo sulla politica Italiana si è immediatamente attenuato. Dove non sono riusciti gli ex comunisti, a fermare la spinta modernizzatrice di Renzi, sono invece riusciti i giudici costituzionali (e chissà se ha avuto un ruolo il dottor Sottile Giuliano Amato in questa sentenza politica). Fossi un investitore non sarei ottimista sul futuro del paese. L’unica speranza è che Renzi si inventi qualcosa, non so cosa. Oppure che Enrico Letta rilanci e diventi lui il motore del cambiamento.

Luca

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