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Non ci sono i buoni

palestina spia

Michele Serra ha scritto la sua Amaca di oggi riflettendo sulle foto giunte dalle Palestina, in cui si vede il cadavere di una sospetta spia trascinato con una moto.

Nella ricca galleria degli orrori di guerra, le immagini dei miliziani di Hamas che trascinano lungo la strada il cadavere di un sospetto delatore, appeso a una fune e trainato da una pattuglia di giovani motociclisti ebbri di entusiasmo, segna un record di ferocia difficile da uguagliare. Atroce in sé, e particolarmente devastante per la causa palestinese. Il pregiudizio anti-arabo si nutre infatti dell’idea che una sorta di inguaribile arcaicità di costumi, di cultura e di organizzazione politica ostacoli l’accesso di quei popoli a ciò che noi chiamiamo “modernità”. Sappiamo, purtroppo, che la condizione della modernità non impedisce a chi se ne fregia di perpetrare violenze e crudeltà inaudite: anche le democrazie bombardano i bambini. Ma quel cadavere trascinato tra le urla di giubilo è come se ci spalancasse sotto i piedi l’abisso di una ferinità che credevamo sepolta in fondo ai secoli, la testa mozza infissa su una picca, il corpo del nemico legato al carro e trascinato nella polvere, lo scempio del cadavere come ricreazione ludica per la soldataglia. Se l’autorità palestinese ha cura delle proprie ragioni e della dignità della sua causa, ne darà certamente segno punendo i colpevoli, che hanno offerto al nemico, già soverchiante per armamenti e per potere politico e militare, una vittoria ottenuta senza sparare un colpo.

Luca

Via | Il Post