Sul montismo di Fini e Casini, due povere verginelle che si sono accorte tardi di aver accompagnato per mano il peggior presidente del consiglio della nostra giovane repubblica, dice benissimo Stefano Menichini:
Monti” più che una persona, un leader o un’agenda politica è la parola magica per traghettare se stessi e le proprie ambizioni, personali o di gruppo, dentro la prossima legislatura.
Pare ovvio che il presidente del consiglio non gradisca di farsi trattare così. E ieri non ha ritirato la propria disponibilità a rendersi utile al paese: semplicemente, si è dimesso anticipatamente dall’indesiderato incarico di passepartout.
Il risultato sarà, come nota Claudio Cerasa, il disgregarsi della coalizione che ha sostenuto Monti.
…in un solo giorno sono riusciti a trasformare Mario Monti, cioè il premier appoggiato dalla più ampia maggioranza mai vista nella storia della nostra Repubblica, in un candidato di una piccola minoranza
Fini e Casini, dopo essere saltati sul cavallo vincente che li ha portati dove sono oggi, non ne hanno più azzeccata una.
Bisognerebbe che ne prendessero atto.
Luca
Foto | Corriere.it
Una risposta su “Fini, Casini e la paura di morire”
Mah concordo solo il parte. La “strategia” in questi anni di Casini e Fini è sempre stata abbastanza chiara: usare Berlusconi e il suo potere per conquistare elettorato, e poi prenderselo alla “morte politica” del Cav. In tempi diversi hanno scoperto che quello non muore mai e ne sono usciti. Casini, che l’ha capito prima, naviga intorno al 7% che non è male secondo me.