Categorie
lavoro politica

Difendere i diritti delle persone sempre, non soltanto quando lavorano

stazione_empoli

Qualche giorno fa ho anch’io subito gli effetti dello sciopero dei trasporti.
Niente di grave, un viaggio un po’ più lungo del solito, fatto in piedi su un treno molto affollato, ma non sono morto.

Una riflessione però andrebbe fatta, soprattutto perché a pagare gli effetti di questi scioperi sono soprattutto i pendolari che stanno nella stessa barca di chi conduce i mezzi che li portano ogni giorno a lavoro.

Ivan Scalfarotto, raccontando la sua esperienza, fa delle riflessioni che condivido.

Considero assolutamente sacrosanto il diritto di protesta e di sciopero dei lavoratori ferrotranviari. Però non posso fare a meno di pensare che erano lavoratori anche coloro i quali sono rimasti sotto il tunnel della metropolitana. Quale parte politica pensa ai loro diritti? È di destra preoccuparsene? Lo sciopero nasce come uno strumento di pressione nei confronti del proprio datore di lavoro: io non lavoro, la tua azienda non produce; io perdo il salario, tu non guadagni. I lavoratori che interagiscono sul pubblico, però, hanno la possibilità di fare un altro ragionamento: io non lavoro, privo i cittadini di un servizio essenziale, creo allarme sociale, questo allarme sociale è strumento di pressione nei confronti delle autorità e di queste nei confronti dei datori di lavoro.
Il risultato è che l’incolpevole utente (che, ripeto, è a sua volta un lavoratore) dev’essere vessato il più possibile perché urli il più forte possibile. Più gli faccio male, più efficace sarà la mia azione. E sapete cosa c’è? Che a me pare ci sia qualcosa che non torna in questo ragionamento. Anche perché il lavoratore che lavora per una fabbrica di pigiami o in un ufficio interno di un’azienda qualsiasi non ha le stesse chance di far sentire la sua voce attraverso questo meccanismo.

Scalfarotto poi allarga il campo, dicendo che tutta questa voglia di difendere i diritti dei lavoratori spesso si esaurisce nel momento in cui il lavoratore esce dal suo posto di lavoro e lo stesso ardore non si ritrova nella difesa di tutti gli altri diritti.

Credo che sia di sinistra assicurare al cittadino un’equa difesa dei suoi diritti in tutti i momenti della sua vita. Quando lavora e quando torna a casa. Quando mette la tuta blu e quando porta i bambini a scuola o si dispera perché non c’è posto negli asili. Quando timbra il cartellino e vuole il rinnovo del contratto ma anche quando va in ospedale a curarsi o a partorire e quando si preoccupa per le persone che ama. Ce la facciamo a diventare il partito delle pari opportunità per i cittadini? Il partito che fa dell’uguaglianza sostanziale il suo obiettivo? Il partito che premia il merito e non abbandona chi ha bisogno quando ha bisogno, dai lavoratori che aspettano li contratto da anni ai ragazzi di Assago e ai pendolari di Piazza Lima?

Insomma, il lavoratore è una persona tutta intera, che andrebbe difesa in ogni ambito della sua vita.

Luca

Una risposta su “Difendere i diritti delle persone sempre, non soltanto quando lavorano”

c’è un ulteriore problema: lo sciopero è solo un toccasana per le esangui casse delle società di trasporti, visto che il profitto è soprattutto da quanti pagano gli abbonamenti (mi riferisco al trasporto locale, soprattutto)…

I commenti sono chiusi