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Due parole sulle primarie di Genova

La Grecia è in fiamme, l’Europa traballa, in Siria si continuano a massacrare i civili, ma noi ci angustiamo per le elezioni primarie del centro-sinistra per scegliere il candidato sindaco di Genova.
Siamo fatti così.
Non riusciamo a guardare molto più in là del nostro naso.

Prima che Don Gallo diventi il nuovo spin doctor delle campagne elettorali del partito democratico, vorrei proporre un paio di mie riflessioni.

Il PD, come dice bene Giovanni Bachelet, non ha perso le primarie, come gli zelanti giornali di centro-destra e di sinistra vorrebbero far credere. Non le ha perse perché ha deciso di farle e, nel momento in cui le fai, tutti i risultati sono buoni ed a vincere è la base del partito.

Coinvolgere i cittadini nelle decisioni piú importanti, al di là dei confini dei partiti, è un’invenzione del PD. Per un partito fatto di iscritti e dirigenti è un atto di grande generosità e fede nella partecipazione democratica. Condividere con gli elettori il potere di nomina del candidato vuol dire cedere, tra l’altro a prezzo di un enorme sforzo organizzativo, un pezzo fondamentale di sovranità: anche i bambini sanno che gli elettori a volte votano il candidato piú gradito ai dirigenti e a volte no.

L’altra riflessione che vorrei fare, questa volta meno benevola nei confronti del PD, è che il PD in alcuni casi non si sa scegliere i candidati. Questo ha a che fare con il meccanismo delle primarie, ma anche con il consueto distacco del partito dalla sua base. Che è il distacco di tutti i partiti dalle loro basi, solo che gli altri le primarie non le fanno e possono permettersi il lusso di fare gli sbruffoni.

Le primarie tendono a favorire il candidato outsider, specialmente se questo ha la capacità di convogliare il consenso dei più critici nei confronti del partito o i sostenitori del candidato esterno, che spesso è quello di sinistra (Genova, Puglia, Milano). Molti citano il caso di Firenze, con la vittoria di Matteo Renzi, ma in quel caso erano primarie interne al PD e Renzi non era il candidato di SeL, tutt’altro.

Quindi, le primarie di Genova dovrebbero portare il PD a fare due riflessioni semplici.
Le primarie sono bellissime, perché aiutano il partito a capire dove stanno i suoi elettori e lo aiutano a vincere le elezioni (che dovrebbe essere la cosa importante), ma i candidati per le primarie vanno scelti molto bene, e vanno sostenuti davvero, con una vera campagna elettorale per le primarie.
Se non lo si fa, le primarie è facile perderle.

Quindi viva Genova e viva le primarie.
Gli altri, inizino a farle loro le primarie.
Vedrai che risate che ci faremo.

Luca