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I consigli al governo Monti caduti nel vuoto

Le strade sono due.
O si è capaci a comunicare, a rilasciare interviste, a dosare le parole nei talk show, oppure meglio lasciar perdere e non cedere alle lusinghe dei giornalisti.
La Fornero in questo momento è come il difensore scarso di una squadra che gli attaccanti avversari cercano di isolare e di mettere in difficoltà con la speranza di fargli perdere palla.
Non si può rilasciare un’intervista al Corriere titolata Fornero: “Sull’articolo 18 non ci sono totem. E dico sì al contratto unico” e, a distanza di giorni, senza averla mai smentita, dire che si è caduti in una trappola.

Il ministri del governo Monti farebbero bene a rileggersi i consigli che Filippo Sensi scrisse su Europa.
Due in particolare:

5) Bene i tg, centellinare i talk show. Senza avere la pretesa di dettare l’agenda – chimera inarrivabile dentro cui si perde ogni esecutivo – pensare più a comunicare i provvedimenti presi che non ad aprire il dibattito. Farsi rosolare per un paio d’ore sotto i riflettori delle trasmissioni di approfondimento è utile, ma bisogna andarci preparati e a fuoco. Altrimenti meglio i telegiornali, anche retrocedendo dietro a dati che si capiscono, piuttosto che pensare solo a metterci la faccia.
6) Attenzione ai retroscena. La variante a stampa del politichese: il giornalista ti ingolosisce con la polpetta da inserire nella sua pietanza quotidiana, prende l’ansia di esserci, di curvare la linea a proprio vantaggio. È una pia illusione. Leggere tutto, ascoltare, ma non farsi prendere dalla smania di influenzare a mezzo stampa.

C’è poi un’altra possibilità ed è quella che la Fornero abbia voluto tastare il terreno per capire fin dove poteva spingersi, ma onestamente la ministro non mi pare così scafata.

Non vi vogliamo più vedere in TV per almeno un mese.
Fate approvare questa benedetta manovra e poi sparite, please.

Luca