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Simoncelli ed il confronto di una generazione con la morte

Oggi si sono celebrati i funerali di Marco Simoncelli.
Lo so quello che viene in mente a molte persone.
Va beh, che esagerazione!
Quante persone muoiono ogni giorno.
Piangete per Simoncelli e non dite niente per il volontario della Protezione Civile morto nell’alluvione in Liguria?

Beh, si, è proprio così.
Ed è così soprattutto per la generazione di giovani sotto i trent’anni.
Perché, lo diceva Linus l’altro giorno alla radio, per i più giovani è forse la prima volta che si scontrano con una morte così shockante, in diretta tv, di un personaggio da loro adorato.
Non importa se Simoncelli meritasse o meno questa adorazione.
Era un’icona, qualche anno fa avremmo detto “un mito”, e quando vedi uno come lui morto sull’asfalto, la cosa non può non segnarti.

Il primo maggio del 1994 successe la stessa cosa a quelli della mia generazione con la morte di Senna.

Le morti non sono tutte uguali, ce ne sono alcune che lasciano il segno.
La morte di Simoncelli resterà un ricordo indelebile per molti ragazzi che hanno scoperto che si muore anche da giovani.
E che si muore anche quando si è un mito.

Niente alzate di spalle quindi, ma comprensione per questa generazione che si è vista sbattere in faccia la morte una domenica mattina mentre faceva colazione.

E comunque, grande rispetto per la famiglia di Simoncelli che ha dato un esempio notevole in questi giorni.

Luca

2 risposte su “Simoncelli ed il confronto di una generazione con la morte”

Penso che Linus abbia centrato perfettamente il punto… personalmente mi toccò più Villeneuve di Senna, forse perchè ero più piccino…

A me, scavezzacollo per le piste da sci, distrusse la morte sulla neve di Ulrike (Ulli) Maier, avevo 16 anni ma il ricordo e` vivissimo: non manca anno per la libera di Garmish, in cui non pensi all’uscita da quel curvone, a quella banale spigolatura dell’interno destro, la caduta, il casco che vola via ed corpo inerme che ruzzola sulla pista… l’occhione lucido e il nodo alla gola ci scappano sempre, anche ora che scrivo.

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