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Il triste destino dei matti

La storia di Aldo Togliatti, morto in questi giorni, di cui ho letto oggi un cenno su Repubblica, come quella di Rosemary Kennedy, ci ricordano di quanto dolore si possa nascondere nelle famiglie.
Specialmente quando ti capita di avere qualche problema psichiatrico e tuo padre è un personaggio molto famoso.

Aldo Togliatti era nato nel 1925 da Palmiro Togliatti e Rita Montagnana. Passò l’adolescenza a Parigi, poi nel college sovietico di Ivanovo, alle porte di Mosca, dove i genitori lo lasciarono nel 1936 per spostarsi nella Spagna che stava affrontando la guerra civile. Si rifugiò poi a Torino con la madre quando Palmiro Togliatti scelse di vivere con Nilde Iotti.

Nel 1950 una diagnosi durissima: schizofrenia. Cure in Urss, Ungheria e Romania, dal 1957 di nuovo a Torino. Le cronache dell’epoca raccontano di sue fughe – come quella volta che lo sorpresero a Le Havre, pronto per imbarcarsi per l’America – e grandi difficoltà. Fino a quando la federazione di Modena del Pci decide di “adottarlo”, e Aldo Togliatti entrò a Villa Igea per essere curato: vi ha vissuto gli ultimi trent’anni, dal settembre 1980 in poi, nel totale riserbo, tanto che anche gli amici ne avevano perso le tracce. Nello schedario degli ospiti era indicato semplicemente con il nome, come a voler cancellare quel cognome troppo ingombrante. Nel 1993 furono i cronisti della Gazzetta di Modena – l’allora direttore Antonio Mascolo e Sebastiano Colombini – a scovarlo, e la direzione sanitaria di Villa Igea dovette confermare: “E’ proprio lui”.

Luca