Categorie
politica siena

Ceccuzzi, ovvero la chiusura del cerchio

Linkiesta, molto attento agli intrecci tra politica ed economia, ha pubblicato un articolo di Antonio Vanuzzo che spiega piuttosto bene quello che sta succedendo nel Monte dei Paschi e, di conseguenza, nel Comune di Siena in vista delle elezioni.

siena piazza del campo dal palazzo comunale

Linkiesta, molto attento agli intrecci tra politica ed economia, ha pubblicato un articolo di Antonio Vanuzzo che spiega piuttosto bene quello che sta succedendo nel Monte dei Paschi e, di conseguenza, nel Comune di Siena in vista delle elezioni.

Questa la premessa:

Monte dei Paschi archivia il 2010 con un utile netto a quota 985,5 milioni di euro, di cui quasi la metà derivanti dalla dismissione del patrimionio immobiliare strumentale. Risultati in crescita, ma non certo esaltanti, mentre restano sul tavolo le difficoltà più volte sottolineate dal mercato. Una situazione che avrà un peso notevole nelle prossime amministrative. A maggio Piazza del Campo vota il nuovo sindaco, figura storicamente di sinistra e legata a doppio filo con gli interessi territoriali della banca, in quanto ha il potere di esprimere la metà dei membri dell’organo di indirizzo della Fondazione. In pole position c’è Franco Ceccuzzi, vicino a D’Alema, ma anche a Mussari. Sebbene il presidente Gabriello Mancini scada nel 2013, la corsa alla successione è già partita.

E questa la conclusione:

Risale precisamente a dieci anni fa la battaglia di Franco Bassanini contro Vincenzo Visco, allora ministro dell’Economia che sancì per legge l’ineleggibilità per un anno al vertice delle Fondazioni a coloro i quali avevano partecipato alle nomine dei precedenti organi di gestione. Ovvero, l’ex primo cittadino di Siena, Pierluigi Piccini, poi mandato a gestire le filiali parigine del gruppo senese e in seguito espulso, nel 2004, dal partito. Da quello scontro uscì il nome, di concerto con l’allora Partito Popolare, di Gabriello Mancini, tuttora presidente della Fondazione. All’epoca, il segretario cittadino dei Ds era proprio Ceccuzzi. Il quale, quando era in Commissione bilancio alla Camera, nel 2008, si fece promotore di una legge che abrogava il tetto di voto al 30% per le fondazioni ex bancarie. Con il plauso di Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri, la potente associazione del settore. Oggi, ritorna a Siena da probabile sindaco, e il cerchio si chiude.

Ceccuzzi contro Corradi, che è poi il cavallo sostenuto da Piccini.
Siamo ancora lì.

Poi potrà succedere di tutto, ma se Ceccuzzi non vince, crolla tutto il castelluccio di sabbia su cui si regge Sienina.
E non credo che nessuno lo voglia davvero.

Luca

14 risposte su “Ceccuzzi, ovvero la chiusura del cerchio”

Premesso che non sto “endorsando” nessuno, ma il “castelluccio di sabbia” ultimamente ha funzionato bene? Lo chiedo perchè ho l’impressione che quando si parla delle elezioni a Siena l’orientamento generale sia quello del conservatorismo più bieco, ovvero “scurdammoce o passato”…..

Non so dare un giudizio di merito, dico che se si rompe la sacra alleanza Banca-Partito-Curia-Contrade (tutto incluso nel magico contenitore della Massoneria) cambia tutto e di solito chi comanda non ha molta voglia di lasciare il posto agli altri.

Come sarebbe “non so dare un giudizio di merito”? avrai o no una tua opinione su questi ultimi 2 quinquenni di amministrazione? Comunque, ciò che rileva qui è quello che riguarda il legame Fondazione-Banca. il resto non è in discussione, a prescindere da chi governa. Si tratta di capire se il “sistema” è gestibile anche con una Fondazione sotto il 50% della Banca. Potrebbe darsi infatti ( e sottolineo “potrebbe”) che una banca più forte e con più capitali alla fine farebbe arrivare alla Fondazione più utili, anche se rapportati al 45% del capitale….

Sull’amministrazione di Siena manca sempre la prova contraria, quindi è difficile dare un giudizio. Diciamo un 5.

Sulla Fondazione non ho sufficienti conoscenze per dare giudizi di merito.
Credo che la Banca non possa continuare a fare aumenti di capitale facendoli pagare alla Fondazione e credo che una città non possa continuare a vivere sulla beneficenza della Fondazione. Tutto questo è destinato a finire.
Se qualcuno comprerà MPS, tutti i vari satelliti (società di servizi) che gli gravitano intorno che fine faranno? Fossi un amministratore mi preoccuperei di questo, perché questo avrà più impatto sulla società che non i 10.000 € dati al Circolo del Burraco per rifare i bagni. La Banca resterà a Siena, ma il resto? E la gente che lavora nei servizi alla Banca se ne andrà tutta a Milano?

Lo scenario che tratteggi è corretto. Però c’è una alternativa: lasciare crescere la banca anche con capitali di terzi, gestire l’inevitabile cambiamento che ciò comporterà ma incanalare il flusso (auspicabilmente maggiore) di dividendi che la banca pagherà alla Fondazione per realizzare investimenti produttivi per il territorio (quindi, meno circoli di burraco e più Biotech, per intenderci). In questo modo si potrebbero salvare capra e cavoli. Ma ci vuole un po’ di coraggio….

Ma i capitali terzi non finirebbero per togliere senesità alla Fondazione? Come fai a spiegare ai senesi che oltre i confini della città c’è tutto un mondo che vive ed opera anche senza Siena?
Ci vorrebbe parecchio coraggio.
Ma la cosa, secondo me, verrà da sola.

La Fondazione rimarrebbe senese. E la banca sarebbe uno dei suoi tanti asset in portafoglio, il più importante senz’altro, ma non l’unico (come invece avverrà se si persegue pervicacemente il mantenimento della maggioranza)

Lo so, ma la Fondazione, e quindi i senesi, perderebbero il controllo di maggioranza sulla banca.
Io sarei d’accordissimo.
Con i soldi dati ai Circoli del Buraco o alle contrade per fare sedi di società faraoniche ci avevamo fatto il secondo binario della Siena-Firenze.
Ovvio che ai capitali terzi il trasporto locale potrebbe interessare, i costumi delle contrade meno. E questo fa paura ai senesi, a cui fa piacere essere isolati dal mondo ed avere i costumi delle contrade nuovi.

Credo sia utile rileggere questo post e i relativi commenti alla luce di quanto sta accadendo oggi che altro non è che il venire finalmente a galla di quello che era in realtà evidente da tempo e che in troppi (elettori compresi) non hanno voluto vedere. Qualche mese fa la Fondazione sarebbe stata in grado di gestire la sua discesa sotto il 50% da posizioni di forza e dettando le condizioni; ora lo deve fare in una situazione di debolezza e fragilità estreme, aprendo il varco a qualsiasi ( e ripeto, qualsiasi) scenario per la banca, i dipendenti e il territorio. Bravi davvero….

Alla luce della notizia di ieri sera, fa impressione sentire nei corridoi della banca e della città, molti “saggi” dire oggi quello che io dicevo l’anno scorso circa la necessità di trovare altri soggetti nel capitale della Banca quando si era ancora “padroni”. Ora si è aperta la strada per un inevitabile ridimensionamento del Gruppo, con pesanti dismissioni e ricadute occupazionali. Che scialo, pensate: in 4 anni sono stati distrutti 11 miliardi di valore che arrivavano da 550 anni di storia. Conoscete un’altra vocenda così?

I senesi sono come i giapponesi nell’isolotto del pacifico. Saranno gli ultimi a prendere atto della situazione.

I commenti sono chiusi