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E’ una questione di tempestività

Il PD ha dormito per due anni, aspettando il momento buono per riemergere dall’abisso nel quale Veltroni l’aveva sprofondato.
Al momento che si avvicinano le elezioni, tutti litigano con tutti.

Il PD ha dormito per due anni, aspettando il momento buono per riemergere dall’abisso nel quale Veltroni l’aveva sprofondato.

Al momento che si avvicinano le elezioni, tutti iniziano a litigare con tutti.
Ma soprattutto Veltroni, l’inconcludente, si permette di far casino.

Nel frattempo pare che Renzi e Civati si siano, come dire, allontanati.
Era nell’aria.
Almeno da quando Civati attaccò amichevolmente Renzi per la famosa visita ad Arcore.

Sono piuttosto vicino a perdere ogni speranza su questo partito.

Luca

13 risposte su “E’ una questione di tempestività”

Premetto che non sono di sinistra, e che quindi il mio giudizio è di parte. Ma mi sembra che cominci finalmente ad emergere che il vero problema del PD è…. il PD! Penso che mettere insieme l’eredità del PCI con la sinistra della DC sia stato un errore evidente, che ora verrà pagato pesantemente da tutta la sinistra. Molti elettori in queste ore chiedono ai dirigenti del PD di smettere di litigare e di mettersi a ragionare sui problemi dell’Italia. Ma il problema è proprio qui: si parli di legge elettorale, di leggi per il fine vita, di politica industriale, di primarie si o no, ecc… non c’é un argomento nel quale gli ex democristiani e gli ex comunisti vanno d’accordo. E allora qual’è l’unica soluzione? Dividersi! Gli ex PCI rifaranno il PCI assieme a Vendola, gli ex DC (più Veltroni e compagnia bella) cercheranno rifugio da Casini. Quel pover’uomo di Bersani che cos’altro dovrebbe fare quando, su qualsiasi argomento, non riesce a trovare mai più di tre dirigenti che la pensano allo stesso modo?

Quel pover’uomo di Bersani non è che sia stato obbligato da qualcuno a fare il segretario del PD. Deve far solo quello nella vita.
E comunque le divisioni non sono soltanto tra ex-margherita ed ex-ds.
Sono soprattutto interni alla componente ds.
Sempre la solita lotta D’Alema contro Veltroni.

Sai che ti sbagli luca? D’Alema e Veltroni non sono mai stati così vicini. E non è una battuta. Quanto a Renzi e Civati, il motivo per il quale hanno “rotto” (ammesso che sia già rottura) non è il risentimento di qualcuno (personalismi ci sono sempre, ma non sono determinanti in questo caso). Il motivo ha ragioni che – modestamente – avevo scritto in tempi non sospetti 🙂

I “Leopoldi” sono accomunati, quindi, da una voglia di cambiare forme e prassi della “vecchia politica” e, mi sembra, anche da un’idea bipolare della democrazia italiana (a leggere l’articolo citato sopra sembrerebbe così, a giudicare da quanto scrive Pippo Civati da anni sul suo blog, anche); li accomuna anche un po’ di sana volontà di prendere il posto di chi li ha preceduti. Fosse solo questo non basterebbe. Non fraintendetemi, per chi come me pensa da sempre che fino ad oggi il limite principale della mia generazione è stato quello di non andarsi a prendere ciò che vuole, frasi come “non chiediamo posti, ce li prenderemo da soli” sono musica per le mie orecchie. Il problema è che un conto è andarseli a prendere sulla base di un’idea di Paese (e ridaje), altro è farlo nel nome di una generica “rottamazione”. Perché ha ragione Ivan Scalfarotto quando dice che sì, anche il ricambio è importante a prescindere dalle idee (ha a che fare con quel discorso fatto qui tante volte della credibilità e della capacità di leggere la realtà […]), ma è condizione necessaria, non sufficiente, se non ci dividiamo anche sulle idee. […] Il giudizio sul gruppo raccolto attorno a Renzi e Civati al momento è sospeso perché la sintesi ancora non c’è […], ma io temo che – ammesso riescano veramente a trovare una quadra – alla fine prevarrà (resto sulla semplificazione blairiana) un’idea di Stato non troppo leggero e assai poco riformatore.

Scusa la lunga citazione. ma era per dire che evidentemente non sono riusciti a trovare la quadra. E – aggiungo – credo sia un bene: sempre meglio dividersi prima di aver fatto dei figli.

@Champ: sarà anche come dici te, che Veltroni e D’Alema sono molto più vicini che in passato, ma l’impressione che danno all’esterno non è quella.
Sui rottamatori, su Civati e Renzi, sospendo il giudizio.
Vedremo che succederà.

(scusa per l’errore nella stringa html: bisognerebbe suggerire a worpress la possibilità di modificare i propri commenti)

ovviamente non ho certezze (in particolare per d’a e wv) ma provo a leggere la realtà e a interpretare alcune mosse.

Ammettiamo che tutto quello che è stato detto nel post accada, divisione del PD, ri-formazione di una specie di Margherita, unione con API e UDC, quale sarebbe lo scenario alle prossime elezioni??? Le coalizioni quali sarebbero???
In una ipotesi non tanto lontana vedremmo: Ex DS + Sel + IDV a sinistra, API + UDC + FLI + Ex Margherita al centro, Lega + PDL a destra.
Non c’è che dire, sono passati tanti anni ma non cambia niente: PCI, DC, PSI con l’aggiunta della Lega e dell’IDV…a proposito, quanto ci metterà Di Pietro a capire che non è di sinistra????

@bobbe: secondo me lo scenario dipinto da te è perfetto. l’aggiunta di IDV e Lega danno sale al brodo: IDV – come Verdi, radicali, SVP e altre sigle minori – oscillerà tra sinistra e centro, facendo quell’ago della bilancia da percentuali modeste che consente alla maggioranza di andare a fare pipì senza rischiare la sfiducia (ovviamente, dietro pagamento di poltrone, e simili). e la Lega ha sempre più la connotazione (ai piani alti) di una lista civetta del PDL. ovviamente dietro lauto compenso, visto che ha ottenuto che i comuni (dove è particolarmente forte) possano alzare le tasse…

Temo che il PDL sia la lista civetta della Lega. Almeno al Nord.

@lucacicca: secondo me dipende da ciò che si osserva: se si considera l’elettorato, sono d’accordo con te. per il perbenista borghese, il pdl è qualcosa che ha una maggiore dignità (apparente) della lega, e si può votare. se vediamo invece chi effettivamente mesta nel settore pubblico e privato (la classe dirigente), credo che sia ancora il contrario.

In ogni caso, la confusione che il PD, con i suoi mille dirigenti, è riuscito a fare sul referendum FIAT è la prova evidente che è un partito che non ha senso di esistere. La verità e che Bersani, da uomo pratico qual’è, voleva pronunciarsi per il SI ma non ha avuto il coraggio di svergognare la CGIL. Si può andare avanti così? La votazione di ieri è stata proprio ridicola, su una mozione che dice tutto e il contrario, che non mette una parola definitiva su nessuno degli argomenti in discussione. E’ un ondeggiare continuo per non scontentare nessuno dei potentati che governano quello strano partito. Ci credo che il PD non vuole le elezioni: se si tenessero prenderebbe legnate sia dalla sua sinistra che dal centro

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