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Tanto perché non crediate che mi sia scordato

L’epigrafe di Piero Calamandrei che così rispose ad Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, che nel 1952 dichiarò che non aveva nulla da rimproverarsi, ma che gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli un monumento.

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.
Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.
Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.
Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA

Luca

Una risposta su “Tanto perché non crediate che mi sia scordato”

Ma possibile che un paese che ha “prodotto” anime così si sia ridotto a ciò che è oggi?! Secondo me, scavando in profondità qualcosa salterebbe fuori. Di certo.

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