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Binetti si, Binetti no

Riccardo Spezia, il portavoce dei Mille, è molto più morigerato e saggio di me sulla questione dell’uscita della Binetti dal PD.

Non posso certo essere annoverato tra chi non criticava la nostra ex-compagna di partito per molte sue prese di posizione, sul testamento biologico, sull’omosessualità, sul rapporto tra credenze personali e regole democratiche. Per non parlare di quando fece mancare il suo voto alla fiducia posta da Romano Prodi.

Però, al contrario di molti dei miei compagni di strada, laici, democratici, di sinistra, attenti alle questioni dei diritti e della laicità, che stanno gioendo in queste ore, io non riesco a farlo. Perché l’uscita di Paola Binetti sta a significare, secondo me, alcune cose che sono paradigmatiche per come sta diventando il PD e per come non sia riuscito a diventare ciò per cui era nato.
Perché se è vero che non eravamo d’accordo con Paola Binetti su molte cose (disaccordo da lei largamente contraccambiato) è anche vero che in questi due anni e mezzo di strada insieme non si sono mai create quelle condizioni di dialogo proprio su questi temi, un dialogo che avrebbe potuto portare ad una migliore sintesi e ad una maggiore incisività nella società italiana. Il non essere riusciti a convincere Paola Binetti che laicità e fede non sono in opposizione, per esempio o che per una buona politica non è necessaria la precondizione della sacralità ma il più semplice “minimo comune denominatore” del rispetto della dignità di ogni essere umano (concetto non certo scevro al cristianesimo) è una sconfitta di tutto il partito democratico. È parte del fallimento di quella missione alta che aveva il PD, che era una delle basi ideali della sua nascita.

Insomma, se la Binetti se ne fosse andata al termine di una discussione sulle questioni da lei poste, potremmo forse essere soddisfatti.
Vederla andar via così è come averle dato ragione.

Luca

Una risposta su “Binetti si, Binetti no”

a me pare che la Binetti sia arrivata in stazione, abbia letto le destinazioni dei treni, scartando quelle inaccettabili. E’ salita sull’unico rimasto, e poi si è lamentata che non la portava dove voleva… mi pare che non abbia molto senso discutere con il capotreno per fare in modo che il convoglio cambi itinerario, no?

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