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Per sconfiggere il qualunquismo

I politici sono tutti uguali.
Sono tutti ladri.
Destra, sinistra, è la stessa cosa.
E così via con le cose qualunquiste.

L’altro giorno le assenze del PD alla camera ci hanno fatto arrabbiare.
E’ bene però mantenere la calma, per non regalare anche gli ultimi voti disponibili a Di Pietro.
Gianni Cuperlo, deputato del PD, spiega un po’ meglio come è andata:

Al voto finale sullo “scudo” era doveroso esserci, questo è scontato. Parlo dei deputati dell’opposizione.[…] Detto ciò, penso anch’io che loro non sarebbero andati sotto comunque. La gestione dell’Aula avrebbe consentito alla maggioranza di precettare un pacchetto di ministri e sottosegretari, ma non è questo il punto. Il punto è che questa gogna mediatica degli assenti fa riflettere. E’ persino banale scrivere che se uno sta all’ospedale si dovrebbe dedurre che non è in condizione di stare altrove. Mi limito a parlare di tre miei compagni di banco, vale a dire persone che conosco più da vicino. Dario Ginefra (siede nel banco sotto il mio, sul lato destro) stava a letto da quattro giorni, da inizio legislatura ha una percentuale di presenze al voto superiore al 95 per cento. Lucia Codurelli (siede a sei o sette posti di distanza sulla mia stessa fila) è una parlamentare rigorosa, ha fatto l’operaia per quasi tutta la sua vita lavorativa e da quando è alla Camera è tra le presenze più costanti e serie. Sergio D’Antoni (siede davanti a me) era ricoverato al Sant’Orsola di Bologna (a lui auguri di una guarigione veloce). Ho citato i tre che mi sono prossimi fisicamente. Bene, chiedo: adesso dovrebbero essere “sanzionati espulsi radiati puniti dimessi….”? Perché stavano male? Mi direte, e gli altri? E quelli che erano a un convegno? Ok, l’ho detto. E’ stato un errore. Era giusto, necessario, essere in Aula. Ma forse meriterebbe stabilitre una qualche proporzione tra le parole e le persone, nel senso della storia delle persone.

E poi dice la sua su Di Pietro e sul suo fare opposizione:

C’è anche un secondo punto. Ancora stamane ho sentito un giornalista stimabile dire alla tivù che l’unico a fare opposizione è Di Pietro. Ho scritto parecchie volte perché la frase in sé sia una falsità e potrei riscriverlo anche a proposito della settimana di battaglia parlamentare che abbiamo consumato alla Camera da martedì a venerdì della scorsa settimana. Ma lasciamo stare. Però una cosa la voglio aggiungere. La mia opinione è che non solo non è vero che Di Pietro sia l’unico a fare l’opposizione. Il punto è che le parole pronunciate da Di Pietro sul capo dello Stato, gli insulti intollerabili che ha rivolto al Quirinale e le motivazioni sbagliate che ha scelto per giustificarli suonano conferma del suo ruolo. Il leader dell’Italia dei Valori non è oggi il paladino dell’opposizione ma l’espressione di un populismo sovversivo che per guadagnare un pugno di voti sbrega ulteriormente quell’equilibrio istituzionale già sfibrato dalla destra e dai continui strappi del suo timoniere. Tutto qui. Ma forse il fatto in sé meriterebbe almeno altrettanta attenzione rispetto alle assenze di alcuni deputati al voto.

Luca