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Il Di Pietro di Filippo Facci

A me appassionano le contro-storie.
Quelle che raccontano le storie da un altro punto di vista, quello meno popolare.

Domani esce per Mondadori “Di Pietro – La storia vera” scritto da Filippo Facci.
Si parla di Mani Pulite, degli anni delle inchieste, degli avvisi di garanzia e dei suicidi in carcere.
Io che nel 1993 avrei voluto vedere tutti i corrotti ed i corruttori, veri o presunti, in carcere, oggi vorrei saperne di più.

Sulla figura di Di Pietro credo si siano dette tante cose, ma sono convinto che se ne nascondano anche molte altre.
Filippo Facci, nemico giurato di Di Pietro, lavora a questa biografia praticamente da 15 anni.
Il fatto che in rete non si trovi quasi nessuna notizia del libro che esce domani può essere un indice di quanto sia difficile parlar male dell’ex-magistrato di Mani Pulite.

una biografia decisamente non autorizzata che per 528 pagine scava in un passato che lo stesso Di Pietro tende misteriosamente a dissimulare: dai pascoli molisani all’emigrazione in Germania, dalla sorveglianza di armamenti della Nato a una laurea conseguita in soli trentadue mesi, dal ruolo di agente dell’anti-terrorismo a quello di viaggiatore in scenari da spionaggio internazionale, dalla stretta amicizia con una combriccola di potenti al suo averli passati per le manette uno per uno

Su Macchianera sono state pubblicate alcune parti del libro, tra cui il fuori-capitolo nel quale Facci racconta la sua vita di giovane giornalista negli anni di Mani Pulite.

In tutto questo la situazione si era fatta ancora più complicata perché la sede romana dell’«Avanti!» vedeva nella redazione milanese un avamposto craxiano – ciò che era – e man mano che decresceva il potere di Craxi cresceva anche il tentativo di isolarci e di toglierci peso. Io formalmente neppure esistevo: non avrei potuto neanche stare in redazione; il direttore di allora, su cui non esprimo un’opinione perché non ho l’immunità parlamentare, si chiamava Roberto Villetti e ogni tanto telefonava da Roma per sincerarsi che io fossi rimasto a casa o scrivessi comunque da fuori, quando invece in redazione praticamente ci dormivo. A un certo punto, in un periodo in cui peraltro non arrivava più una lira perché le tangenti erano finite – questo l’avrei appreso poi – Villetti prese a togliermi anche la firma dagli articoli: ma neppure sempre, a giorni alterni, quando capitava. Pensai di aggirare l’ostacolo ricorrendo alla doppia firma col mio caporedattore milanese, Stefano Carluccio, un amico: ma a un certo punto il direttore risolse togliendo solo la mia firma e lasciando quella di Carluccio sotto articoli che però avevo scritto io.

Nell’insieme: lavoravo da abusivo per il giornale dei ladri, ero disprezzato dai colleghi e da chiunque in quel periodo sapesse dove scrivevo, completamente gratis, in teoria non potevo neppure entrare in redazione e sotto i miei articoli c’era la firma di un altro.

Però c’era la salute.

Credo che sia un libro che possa valer la pena leggere.
La realtà è sempre più complessa di quanto non sembri a prima vista.

E pensare che Di Pietro possa essere un angelo del paradiso a me pare ingenuo.

Luca

10 risposte su “Il Di Pietro di Filippo Facci”

non vedo l’ora che esca e mi auguro che non manchi una bella intervista di almeno 20 pagine a Stefania Craxi

purtroppo molti credono al fatto che silvio sia perseguitato… allo stesso modo, e con il medesimo mio dispiacere, altri si illudono che Di Pietro sia l’onestà fatta persona…

@jetiste
tutto giusto. Ed è per questo che aspetto il libro di Facci, vedremo se il materiale raccolto avrà rilevanza penale o se sarà solo una collezione di affermazioni pretestuose. Sarà anche un ottima occasione per valutare Facci come giornalista, magari ha davvero qualcosa da dire.

davide: perdonami, ma possibile che esista solo la “rilevanza penale”?… esiste anche una disonestà morale, non penale… o abbiamo relegato l’etica al codice di procedura penale?…

Ma scusami Yeti mi devo sorbire la morale su Di Pietro da un qualsiasi galoppino come Facci? Ma quale autorità morale ha Facci? Faccia il lavoro che fa Travaglio, se ne è capace, beninteso.

A trattar gli uomini secondo il merito, chi mai si salverà dalle frustate?
In altri termini cosa mi frega di sapere che Di Pietro è moralmente eccepibile quando buona parte del politicume italiano dovrebbe andare dentro per direttissima?

E poi Luca cos’è peggio: la disonesta morale di Di Pietro o quella intellettuale di chi, partigiano di un partito del cazzo cerca in ogni modo di parificarlo agli altri come a dire: “noi siamo messi male, ma nessuno è messo meglio di noi”.

comunque te lo concedo: Facci sa scrivere, ma ciò non significa nulla

@davide: io mi devo godere la morale su De Bortoli da Scalfari, la morale su Berlusconi da Saramago (che cosa c’entra lui? boh, ma va bene uguale), la morale su metà degli imprenditori italiani (l’altra metà per carità è intoccabile) da Travaglio e da seicentocinquanta suoi stanchi cantori, la morale sulla Chiesa da chi non vede un’altare da quando è stato battezzato (e non sa che succede effettivamente), e non posso sperare di leggere la morale su un personaggio da molteplici lati oscuri?
ma perchè mai?…
fino a che non sono personaggio pubblico, penso che nessuno voglia fare la morale su di me. ma se lo volesse, si accomodi…

Viva il paese dei pennivendoli che sono molto più pericolosi della magistratura per la democrazia e per la rieducazione di un popolo individualista, clientelare, che si ciba di slogan e di tifo da curva da stadio. Io al posto di farvi leggere le stramberie dei giornalai(senza offesa per chi vende i giornali) vi manderei per un paio d’anni ad imparare come si vive in un vero stato democratico e civile nei paesi scandinavi. Non è colpa degli Italiani, purtroppo conoscono solo questo modo di vivere la vita, ed il potere politico ed economico fanno in modo di tenerli sempre al guinzaglio e sotto protezione. E’ l’essenza dell’italianità, avere e cercare sempre un padrino per garantirsi ciò che è un suo diritto. Chi non riesce a vedere al di là del naso, si alimenta di personaggi che si contraddicono e si trasformano in continuazione. Penso che i “Trasformers” non siano solo i politici ma la moltitudine degli italiani che si prostituiscono al miglior offerente per un tozzo di pane e due fette di prosciutto che usano al posto degli occhiali.

Ma come si fa a leggere cinquecento pagine di Facci?
Scusate, ma per me sarebbe un’ulcera annunciata…ci Facci il piacere!!!

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