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Verità e giustizia per Aldro

Sembra che giustizia sia stata fatta.

Tre anni e sei mesi. Dopo cinque ore di camera di consiglio il giudice Caruso ha emesso la condanna: i quattro poliziotti imputati dell’omicidio colposo di Federico Aldrovandi avvenuto il 25 settembre 2005 sono stati giudicati colpevoli. Alla lettura del dispositivo della sentenza il pubblico presente è esploso in un boato, costringendo il servizio d’ordine a evacuare l’aula B.

A questo punto non resta che augurarci che i quattro poliziotti accettino la sentenza e decidano di non ricorrere in appello.
Sarebbe la loro ultima possibilità per rispettare quel ragazzo che hanno ucciso.
Prendano esempio dal loro collega che qualche giorno fa ha scritto una lettera ad Aldro:

Il tuo, era e doveva essere il più semplice degli interventi che una forza di polizia può affrontare e risolvere. Quella mattina potevi essere chiunque, il figlio di chiunque, la persona più onesta o disonesta di questo mondo. Quando ci si trova di fronte a una persona nelle condizioni in cui ti hanno descritto, la prima cosa da fare è chiamare un’autoambulanza con medico al seguito. Nel frattempo si prova a dialogare con chi ti sta di fronte per cercare di calmarlo, di tranquillizzarlo. Se poi è violento o diventa violento ci si allontana, ci si chiude in macchina chiedendo rinforzi. Una volta arrivato il medico, con questi si concorda su come intervenire. Di solito si immobilizza il soggetto e il medico pratica un’iniezione con del calmante. C’era solo questo da fare e nient’altro

Invece i quattro poliziotti manganellarono Aldro fino a spaccargli addosso due manganelli, poi lo misero a testa in giù, premendolo sull’asfalto con un ginocchio sopra il torace finché non morì.
La decenza vorrebbe che accettassero la sentenza e dimostrassero di essere uomini.
Intanto, però giustizia è stata fatta.

Luca

Una risposta su “Verità e giustizia per Aldro”

gia`, e finalmente quella famiglia avra` forse un po’ di pace. glielo auguro.
Come auguro di trovare pace a chi polemizza e si indigna anche quando il sistema funziona, a chi strumentalizza a oltranza senza fermarsi a riflettere, a chi usa la parola giustizia personalizzando il vocabolario.

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