A voi che vivete nel terrore perché ve lo ha detto Bruno Vespa.
A voi che vi svegliate nel cuore della notte e saltate alla gola di vostra moglie pensando che sia un lavavetri romeno in incognito.
A voi che si stava meglio quando si stava peggio.
Insomma, a tutti voi vorrei dire che vi potete consolare.
C’è chi sta peggio persino di voi.
Dove?
Ad esempio in Myanmar.
In un nuovo rapporto presentato da Amnesty International si denuncia:
- la perdurante detenzione di circa 700 prigionieri politici, tra cui almeno 15 persone che stanno scontando condanne fino a 9 anni e mezzo di carcere;
- la politica ufficiale di prendere in ostaggio familiari e amici di persone ricercate, per convincere queste ultime ad arrendersi;
- la morte in carcere di prigionieri, a seguito di pestaggi brutali e altre forme di tortura;
- condizioni di prigionia agghiaccianti, comprendenti il diniego di acqua, cibo e cure mediche e la reclusione dei detenuti in gabbie per cani;
- la sparizione di almeno 72 persone, di cui si e’ persa ogni traccia dopo il giro di vite di settembre e su cui le autorita’ non stanno fornendo informazioni;
- la mancata comunicazione, da parte del governo, del numero esatto delle persone uccise durante la repressione;
- la presenza di tiratori scelti a bordo dei carri armati e lungo i ponti, dotati di armi letali, la cui azione durante le manifestazioni di settembre ha provocato la morte di almeno due studenti e il ferimento grave di altri dimostranti;
- il divieto di transito alle ambulanze e l’ordine agli ospedali privati di non prestare cure mediche ai feriti.
E voi che pensavate che in Italia ci fossero problemi di sicurezza…
Vallo a dire al birmano!
Luca
5 risposte su “In Myanmar la repressione continua”
Hai dimenticato all’inizio una frase…
“A voi che quando c’era lui ste cose non succedevano”
@Diego Guidi: giusto! 🙂
http://www.mizzima.com/
utile per rimanere aggiornati
E’ una cosa veramente triste,
Io ci sono stato l’anno scorso per realizzare un reportage e vedere queste cose mi fa malissimo.
Mi fa male vedere l’attenzione dei media che è scesa a livello zero come se ora fosse tutto a posto.
Insomma, l’unica cosa che mi fa sperare un po’, è vedere che qualcuno (come ha fatto Luca con questo articolo) ricorda e cerca di far ricordare agli altri!
@Filippo Galluzzi: i nostri media sono troppo impegnati a parlare dell’ennesimo omicidio o della violenza negli stadi… 🙁