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In Myanmar i militari sparano sui manifestanti

Alla fine in Myanmar è successo quello che era facile prevedere.
La pacifica protesta dei monaci contro il regime militare è finita in un bagno di sangue.

Intanto all’assemblea dell’ONU i capi di stato sfilano per dire le solite cose che non portano mai a niente.
Quando la gente muore, l’ONU è sempre altrove.

Amnesty International chiede l’invio immediato di una missione del Consiglio di sicurezza Onu.

Il rischio di una svolta repressiva obbliga la comunità internazionale ad agire con urgenza. Occorre dire al governo di Myanmar, con la massima chiarezza, che il prezzo di una nuova repressione, come quella del 1988, sarebbe altissimo. I dimostranti hanno il diritto di manifestare le loro opinioni e le autorità di Myanmar devono rispettare pienamente questo diritto. La Cina, come membro permanente del Consiglio di sicurezza e partner importante di Myanmar, deve giocare un ruolo fondamentale, così come i paesi dell’Asean, il Giappone e l’India devono usare la loro influenza per porre fine all’emergenza dei diritti umani in Myanmar.

Intanto il regime ha anche bloccato alcuni popolari blog di opposizione.
E anche questo è un segnale tutt’altro che incoraggiante.

Luca

Foto Repubblica.it

26 risposte su “In Myanmar i militari sparano sui manifestanti”

Posso essere un tantino provocatorio? Ma la protesta dei monaci buddisti può essere classificata come un’offesa alla laicità dello Stato di Myanmar?

ah sì? Pensa che in Turchia sono proprio i militari che da anni svolgono il ruolo di custodi della laicità dello stato….

…Eh già, sembra proprio la situazione italiana. Dove i monaci non possono nemmeno protestare perchè altrimenti vengono “sparati” dalla polizia…

Se fosse stato per me, p Delprà, ti avrei detto: “no, non puoi essere provocatorio”, perchè in questo modo svilisci la protesta e il sacrificio di quei monaci.

M

Ehi, calma! Credevo di aver sollevato un tema interessante, cogliendo in maniera (intellettualmente) provocatoria un fatto sul quale io sono decisamente e senza dubbi dalla parte di chi lotta per la libertà e i diritti, soprattutto in maniera non violenta.
Forse sono stato troppo intellettuale…. ma se non si può ditemelo, mi regolo.

Rispondendo in modo più diplomatico, credo che sia onestamente fuori luogo paragonare la situazione del Myanmar con quella italiana, o, per meglio dire, non credo che la maggior parte degli italiani che cercano di affronatare e legittimare un concetto come “laicità dello stato” pensino ad un simile processo di, appunto, laicizzazione. Lo reputo veramente volgare e offensivo un simile paragone.

M

Ma chi ha paragonato il Myanmar all’Italia????? Non farmi dire cose che non ho detto!
Se si riesce ad astrarsi un momento dal dramma che si sta consumando laggiù, volevo fare un discorso sul ruolo delle religioni nella società e nelle piazze del mondo. Ecco, si tratta di questo: è così volgare?

La protesta dei monaci buddisti è sicuramente un attacco alla laicità dello stato di Myanmar.
La questione è che, prima della laicità, in Myanmar ci sono circa 5-6000 questioni più urgenti ed importanti.
Noi ci dilettiamo a discutere sulla laicità perché abbiamo la pancia piena e perché viviamo in uno stato democratico.
Se in Italia prendesse il potere un regime militare liberticida, farebbe bene la Chiesa a chiedere la democrazia.
In Italia, tanto è li che VOLETE andare a finire, il problema non è che la Chiesa metta in discussione la laicità dello stato. E’ la politica a farlo, fingendosi cattolica per raccogliere un po’ di voti in più.
I vescovi ed il Papa dicono quello che è giusto che dicano.
Sono i politici che dovrebbero mediare il messaggio cattolico, come quello di tanti altri credi e confessioni, e cercare di legiferare in modo giusto ed equilibrato.
Cosa che puntualmente non fanno.

Grazie Luca, condivido in pieno il tuo pensiero. Volgio bene alla Chiesa e voglio bene all’Italia: putroppo tanti ipocriti ne occupano posti di rilievo.

p Delprà: se vuoi “fare un discorso sul ruolo delle religioni nella società e nelle piazze del mondo”, fallo in modo diretto e poi avevi preannunciato te di voler essere provocatorio e io ci sono cascato…

Buona giornta, vo a lavorare

M

Vabbè, la situazione là è talmente drammatica che non ho voglia di farvi capire che non volevo assultamente andare a parare sulla Chiesa e il governo, Berlusconi e la Binetti e, visto il tormentone, don Acampa.
Volevo parlare della laicità inclusiva della dimensione religiosa o del laicismo che è sinomino ormai di ateismo. Dei totalitarismi e dei fanatismi. Mica tutto insieme, un po’ alla volta…
Alla prossima.

Sono per caso sul vostro blog. Non trovo sinceramente la discussione troppo costruttiva, ma apprezzo la solidarietà alla protesta.
In effetti non sappiamo che fare. Da anni nessuno ci informa di quanto accade veramente neppure dei fatti italiani figuriamoci della Birmania.
La Cina ha troppi interessi con il regime militare.
Quello che potremo fare è boicottare le Olimpiadi in Cina per il suo appoggio ai militari.
BOICOT OLIMPIC GAMES & Chinese Products
Non acquisterò prodotti made in china (anche se li producono gli italiani!) e non guarderò le olimpiadi
Spero se vi piace l’idea di propagarla via web

A me i boicottaggi non hanno mai convinto.
Le Olimpiadi di Pechino saranno un ottimo palcoscenico per chiedere il rispetto dei diritti umani per la Cina.
Far finta che le Olimipiadi non ci siano non capisco che utilità potrebbe avere…

anche se non ti piacciono i boicottaggi è l’unico strumento che hai per influire sulla politica, dato che altrimenti non c’è altro modo efficace.
Se non ti piace il boicottaggio delle olimpiadi perché sei troppo legato a vederle in televisione, in generale
il boicottaggio è un modo pratico che hai per non partecipare ad esempio allo sfruttamento dei lavoratori di altri paesi.
In questo caso allora occorre il boicottaggio di tutti quei
prodotti di multinazionali occidentali che vengono
prodotti a costo zero (ma a elevati costi umani)
in Birmania. Sono questi che alimentano il regime.
Quindi
Acquistando un prodotto di una multinazionale è come se sparassi sui monaci!
Per informazioni sul “Made in Burma”:
(vedi ad es. http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/archivio/kappanew.pdf)
Rete Lilliput c/o
Centro Nuovo Modello di
Sviluppo
Via della Barra, 32
56019 VECCHIANO (PI)

Quando acquisti un prodotto , leggi bene
l’etichetta.
Rifiutati di acquistare prodotti che riportino in
etichetta l’indicazione
Made in Myanmar o Made in Burma
“Made in Myanmar” o “Made in Burma”

vedi anche: Rete di Lilliput – GLT Lente sulle
Imprese: http://www.retelilliput.org

Per quanto riguarda la Cina e le Olimpiadi vedi comunque questo sito:
http://www.abitipuliti.org:8080/abitipuliti/doc/No%20medals%20for%20the%20Olympics%202008.pdf

@Paolo emilio:quello che dici:
“Acquistando un prodotto di una multinazionale è come se sparassi sui
monaci!”
scusa, ma a me pare una stronzata.
Le Olimpiadi, secondo me, devono essere sfruttate come vetrina per denunciare le violazioni dei diritti umani compiute dalla Cina.
I boicottaggi non hanno mai risolto niente, così come le sanzioni economiche.

Sono d’accordo con Lucacicca. I professionisti del boicottaggio mi dovrebbero raccontare un caso di successo (vero!) di boicottaggio ai danni di un paese o di un’azienda che coarta i diritti umani. E dovrebbero anche dimostrarmi che un boicottaggio, nel breve, non mette in difficoltà proprio i lavoratori che si vorrebbero proteggere.

ehi che paroloni!
cari amici di oxford, a parte che io non ho parlato di sanzioni, ma secondo voi la possibilità di scegliere un prodotto alternativo a un’altro che lede i diritti umani dei lavoratori è “una s.”.!
Invece i giochi olimpici sono vetrine per denunciare le violazioni.
Ok, credo che ora, dal momento che avete capito così limpidamente come funziona veramente l’economia politica, non potrete più conforndervi più con queste cose, allora vi consiglierei di iniziare a occuparsi di cose più elevae tipo il manuale di nonna papera e quello delle giovani marmotte
questi sì strumenti efficaci per la democrazia!

ma figurati, siamo qui per scambiare opinioni
(ero tentato di scriverti: si, te ne faccio una colpa! ma poi non si capiva la battuta) va be’ per questa volta siete perdonati
un saluto a tutti

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