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Che il WEB non sia un'ossessione

In questo blog parlo spesso di web sociale, web 2.0 e tante belle parole per dire che sulla rete è facile e bello comunicare, scambiarsi opinioni, professionalità, contenuti e chi più ne ha più ne metta.
I blogger, specialmente quelli della TOP 100, ormai sono connessi 24 ore su 24 da un unico filo continuo, che li rende continuamente presenti gli uni agli altri.
La comparsa alcuni mesi fa di Twitter, un giochino per dire agli altri cosa stiamo facendo momento per momento, è stata la risposta ad un bisogno non ancora colmato.

Ora, va bene tutto.
Stiamo pure connessi costantemente.

Ma sinceramente, a voi frega qualcosa se Luca Conti o Lele Dainesi si assentano un attimo per andare in bagno o se hanno fatto colazione con i Pan di Stelle?

Qui non si tratta di autoreferenzialità.
Si chiama: “ossessione del voler essere sempre presenti”.

Luca

5 risposte su “Che il WEB non sia un'ossessione”

… e come me! Sono d’accordissimo. Molti parlano di Twitter come di un servizio sì inutile ma divertente (divertente?). A me sembra un servizio ottimo per dare sfogo alla “nevrosi” da presenzialismo…

Ciao Luca,

il tuo post è interessantissimo è si aggancia a quello scritto da me qualche giorno fa sul mio blog.
Anche secondo il mio modesto parere, un servizio come Twitter è totalmente inutile. E’ giusto, siamo sempre connessi, ma questo non significa che si debba informare il mondo di quello che stiamo facendo, come se ci fosse qualcuno realmente interessato a conoscere i dettagli più o meno interessanti della nostra vita. Oltre a ciò, o il servizio viene usato costantemente (e qui, dopo un po’ di tempo, scatta l’effetto noia), altrimenti ha ancora meno senso leggere messaggi datati.

Attorno a Twitter nascono nuovi servizi ogni giorno, ma quanti, alla fine, sono realmente utili? Commentavo oggi su Punto Informatico i dati relativi ad un’interessantissima ricerca sui servizi Web 2.0 più utili ed utilizzati. Da questa si desume che alla fine sono i servizi che offrono qualcosa che resistono nel tempo: Wikipedia, FlickR, YouTube sono i veri modelli, non surrogati di prodotti che nascono giusto sulla scia dell’entusiasmo e che dopo il momento di boom vengono abbandonati o quasi.

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