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diritti umani

Il ragazzo kamikaze

Kamikaze

Ditemi se questa non sembra la foto di un ragazzo che gioca alla guerra con un fucile ad aria compressa.
Magari in uno di quei locali in cui ti fanno partecipare a simulazioni belliche.

Peccato che quello sia un fucile vero.
Ieri quel ragazzo, giorno della Pasqua ebraica, si è fatto esplodere a Tel Aviv davanti ad una bancarella.
Lui è stato dilaniato dall’esplosivo. L’esplosivo ha ucciso altre nove persone e ne ha ferito qualche decina.

Ci siamo tutti chiesti cosa spinga una persona a diventare un kamikaze.
Ancor di più quando il kamikaze ha 21 anni.
Nessuno è riuscito a darci una risposta convincente.

Sarebbe bene che Stati Uniti ed Unione Europea cominciassero a fare qualcosa per i Palestinesi e gli Israeliani.
Sono due popoli che hanno diritto a vivere in pace.
Non possiamo far credere ad un ragazzo che farsi esplodere in un mercato gremito di gente possa aiutare la sua famiglia a star meglio.
Abbiamo il dovere di dare delle risposte alternative ai ragazzi palestinesi.
Continuare a disinteressarsi della questione palestinese, significa continuare a formare nuove generazioni di kamikaze.
E come se Bush e l’Europa fossero inginocchiati alle spalle di quel ragazzo, intenti a serrare la cintura di esplosivo.

Continuiamo a piangere lacrime di coccodrillo.

Luca

Foto La Repubblica

Una risposta su “Il ragazzo kamikaze”

Intanto Olmert, il primo ministro pro-tempore israeliano, non ha autorizzato la rappresaglia militare. Nonostante le pressioni dell’esercito.
Una buona notizia.

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